Il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, giornata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1994. Tale occasione è utile e importante per fare il punto della situazione, delle tappe raggiunte dalle ricerche, dei pregiudizi che spesso accompagnano questa malattia e per guardare agli obiettivi futuri.
Ma che cos’è l’Alzheimer?
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, che va ad intaccare e distruggere le cellule del nostro cervello. E’ la più diffusa tra le demenze, e se colpisce oggi nel mondo circa 50 milioni di persone (600 mila in Italia), a causa dell’invecchiamento della popolazione mondiale nei prossimi 30 anni i malati diventeranno circa 130 milioni, con conseguenze anche economiche e sociali.
Tra i sintomi più evidenti troviamo problemi di memoria, difficoltà cognitive, difficoltà di orientamento nel tempo e nello spazio, difficoltà di linguaggio, riduzione delle attività sociali, sintomi che portano alla riduzione dell’autonomia della persona colpita da questa malattia, con conseguente ricaduta sulle famiglie.
Nonostante l’Alzheimer sia sempre più diffuso, sono molti i pregiudizi e le idee erronee che accompagnano la malattia. Nel 2019 il Rapporto Mondiale Alzheimer evidenzia come 2 persone su 3 siano convinte che la demenza sia una normale conseguenza dell’invecchiamento, ed il 25% della popolazione ritiene che non si possa fare nulla per prevenire la demenza.
Se trovare una cura oggi è difficile, in quanto l’Alzheimer è una malattia complessa i cui sintomi si manifestano quando la malattia ha già colpito la persona da tempo in modo invisibile, la ricerca sta progredendo, e ad oggi risultano fondamentali una diagnosi precoce e la prevenzione.
Una diagnosi precoce permette di distinguere l’Alzheimer da altre forme di demenza e di proporre interventi adeguati e mirati.
Oggi, lo strumento migliore per contrastare la malattia è la prevenzione: secondo la Società Italiana di Neurologia, condurre uno stile di vita sano, praticare attività fisica, ridurre i fattori di rischio (quali ad esempio diabete, obesità, fumo, ipertensione) ed incrementare le attività sociali e cognitive sono i migliori elementi per rallentare o ridurre la patologia.